0 11 minuti 3 mesi


E poi c’è l’altra storia, quella vera. La racconta Daria Morozova, difensore civico per i diritti umani nell’area di Donetsk. L’ha rivelata in centinaia di lettere inutilmente inviate alle Nazioni Unite. Tema: scongiurare il genocidio e proteggere innanzitutto i bambini. Da cosa? Ovvio: dalla ferocia delle forze di Kiev. Prima decise a terrorizzare, isolare e affamare il Donbass ribelle. E poi, una volte costrette a ritirarsi, pronte a farla pagare carissima, alla popolazione: infliggendo ai civili il maggior numero possibile di sofferenze. Come le SS di Hitler, quando lasciarono l’Italia.

Nella sua ultima comunicazione destinata all’Onu, la Morozova rinfresca la memoria ai burocrati del Palazzo di Vetro. Sappiano, almeno loro, che le cose non stanno come le rappresenta l’ultima barzelletta occidentale: la ridicola incriminazione di Putin, per “furto di bambini”. È vero esattamente il contrario: Putin li ha protetti, quei bambini, allontanandoli dalla linea del fuoco. Da otto anni vivevano comunque nel terrore: sotto il tiro dell’artiglieria. Si trattava di punire il Donbass, di ridurre i suoi abitanti a sotto-uomini.

IL GOLPE NAZISTA A KIEV

Inevitabile che Daria Morozova faccia anche un po’ di storia. Il 21 febbraio 2014, per risolvere la crisi politica interna che aveva portato a disordini di massa e spargimenti di sangue, l’allora presidente ucraino Viktor Janukovych firmò un accordo con i leader dei partiti di opposizione: Vitalij Klitschko, Arsenij Jasenyuk e Oleg Tyahnybok. Sul tappeto: una riforma costituzionale che bilanciasse i poteri del presidente, del governo e del Parlamento. E un’intesa su elezioni presidenziali anticipate. In cambio, i leader di Majdan si erano impegnati a fermare le proteste e a ritirare tutti i gruppi armati illegali.

Garanti dell’accordo, gli europei occidentali. Il ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier, il collega polacco Radoslaw Sikorski ed Eric Fournier, alto funzionario del ministero degli esteri francese. Erano personalmente presenti a Kiev al momento della firma. E invece, non appena Janukovych ordinò alle forze di sicurezza di lasciare il centro della capitale, gruppi armati illegali – guidati da Pravy Sektor – si impadronirono degli edifici amministrativi e degli organi-chiave. Ecco come fu attuato il golpe: utilizzando milizie neonaziste. Così, la nuova presidenza è stata assunta «in violazione dell’ordinamento costituzionale».

MORTE CIVILE PER I RUSSOFONI

Uno dei primi passi compiuti dagli usurpatori – continua Morozova – è stato quello di abrogare la legge che concedeva al russo lo status di lingua ufficiale, maggioritaria in 13 Regioni su 24. «La naturale risposta alle azioni incostituzionali delle nuove autorità è stata una massiccia protesta pacifica nelle principali regioni russofone del paese. La gente è scesa in strada nella speranza di essere ascoltata. L’unica richiesta era un incontro con i rappresentanti di Kiev».

Invece, «in violazione dell’articolo 17 della Costituzione ucraina, che vieta l’uso delle forze armate e delle milizie illegali per limitare i diritti e le libertà dei cittadini», il regime di Kiev ha schierato l’esercito. Obiettivo: reprimere le manifestazioni pacifiche. Come? Nel modo più brutale: utilizzando aerei, artiglieria e armi letali di massa. Azioni immediate, aperte dall’attacco aereo su Gorlovka il 14 luglio. Bilancio: un morto e sei civili feriti.

DALLE MINACCE ALLE BOMBE

L’indomani, gli aerei ucraini hanno bombardato un quartiere di Snezhnoe: 12 civili uccisi e almeno 10 feriti (tra questi, anche un bimbo di quattro anni). Dagli aerei ai cannoni: il 27 luglio il fuoco di artiglieria nel centro di Gorlovka ha ucciso 21 civili, tra cui tre bambini (oltre 40 i feriti). Sempre nel tragico 2014, il 13 agosto le truppe di Kiev hanno effettuato un attacco aereo su una spiaggia per bambini a Zugres. Munizioni a grappolo, ultra-vietate, con sopra la scritta: “Tutto il meglio per i bambini”. Bilancio: 13 civili uccisi, tra cui due minori. E altre 40 persone rimaste ferite.

«Oltre alle ostilità aperte – continua il report destinato all’Onu – Kiev ha avviato una brutale repressione dei civili, imponendo restrizioni socio-economiche». Il Donbass è stato sottoposto ad un vero e proprio embargo economico: «Bloccati i pagamenti di tutte le prestazioni sociali, comprese le pensioni, così come i conti bancari delle famiglie e delle imprese». Massima ferocia: è stato attuato anche un blocco alimentare, che ha interrotto la logistica per la consegna di cibo, medicinali e beni di prima necessità.

DONBASS, FAMIGLIE PERSEGUITATE

Le notizie? Completamente oscurate. «Le informazioni reali sugli eventi nel Donbass sono state sostituite dalla propaganda nazionalista». Non solo: l’Ucraina ha pure bloccato l’attività di tutti gli enti governativi, le agenzie e le organizzazioni della regione. Così, «i residenti sono stati privati della possibilità di ottenere servizi pubblici di base, assistenza sociale e persino documenti obbligatori come passaporti, certificati di nascita e di morte». In altre parole, «non potevano compiere alcuna azione che confermasse il loro stato civile».

Questo, a sua volta, «ha portato ad una violazione globale e senza precedenti dei diritti umani in quello che allora era il sud-est del paese». Kiev non ha solo deliberatamente violato le norme della legge fondamentale del paese, «ma anche la Dichiarazione universale dei diritti umani, a cui si ispira l’intero mondo civilizzato». Le azioni condotte dal regime golpista, infatti, sono anche «in flagrante violazione dell’articolo 2 della Convenzione delle Nazioni Unite sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio del 9 dicembre 1948».

VIOLATI TUTTI I DIRITTI UMANI

Poi, osserva Daria Morozova, la situazione non ha fatto per peggiorare ulteriormente: le restrizioni socio-economiche sono state sancite per legge. «Così facendo, Kiev ha legalizzato decisioni che costituiscono un genocidio contro la sua stessa popolazione». Questi passi hanno portato a conseguenze irreparabili. «Dall’inizio del conflitto e fino al 24 febbraio 2022, nella regione di Donetsk ben 4.374 persone, tra cui 91 bambini, sono state uccise a causa dell’aggressione armata dell’Ucraina. Quasi 8.000 civili sono stati feriti con vari gradi di gravità. Tra questi, 323 bambini (di cui almeno 27 disabili)».

Sin all’inizio di quella che Mosca chiama “operazione militare speciale”, il fuoco delle formazioni armate ucraine ha sventrato più di 23.000 case private e circa 5.000 edifici residenziali. «Sono state distrutte anche 850 scuole, 350 strutture sanitarie e 800 centrali che fornivano ai cittadini gas, acqua, riscaldamento ed elettricità». Solo tra il 2017 e il 17 febbraio 2022, su Donetsk e dintorni «sono stati sparati più di 339.000 proiettili di vario calibro».

GLI INUTILI APPELLI ALL’UNICEF

Per segnalare le dimensioni della tragedia, la Morozova riferisce di aver inviato qualcosa come 300 lettere alle Nazioni Unite, in particolare all’Unicef. La situazione era drammatica, perché Kiev non ha mai ottemperato a nessuna delle prescrizioni di pace degli accordi Minsk. Al contrario: gli ucraini si sono preoccupati unicamente di far salire la tensione, moltiplicando le provocazioni. «Solo nella settimana precedente l’annuncio dell’evacuazione di massa nel Donbass, le formazioni armate ucraine – in violazione degli accordi di cessate il fuoco – hanno sparato nel territorio di Donetsk quasi un centinaio di proiettili», cosa «espressamente vietata dagli accordi di Minsk».

La verità è che Kiev «si stava preparando per un’operazione militare su larga scala nel Donbass, prevista per l’inizio di marzo 2022». In seguito, queste informazioni sono state confermate una volta di più dalle dichiarazioni di Angela Merkel, François Hollande e Petro Poroshenko, secondo i quali il processo negoziale di Minsk «era necessario all’Occidente solo per guadagnare tempo e costruire la potenza militare di Kiev».

EVACUARE I BAMBINI, PER SALVARLI

Proprio queste circostanze – sottolinea Daria Morozova – hanno portato alla decisione di evacuare massicciamente gli abitanti della regione e di chiedere aiuto alla Federazione Russa. All’arrivo dei russi, migliaia di persone sono state usate come “scudi umani”, ad esempio a Mariupol, Volnovakha e Soledar. «Durante la ritirata, l’esercito ucraino ha deliberatamente distrutto le infrastrutture civili e gli edifici residenziali che erano sopravvissuti ai combattimenti».

Il report è minuzioso: sul distretto di Donetsk sono caduti più di centomila razzi di diverso calibro, tra cui 39 Tochka-U, 13.000 ordigni lanciati dagli Himars, 250 Uragan e più di 21,500 proiettili da 155 millimetri. Senza contare le mine antiuomo, impiegate dal luglio 2022 «in violazione del diritto umanitario internazionale». I “pappagalli” hanno colpito oltre 90 civili, tra cui 9 bambini. «Una delle vittime è morta in ospedale a causa delle ferite riportate. A molte è stata diagnosticata l’amputazione traumatica degli arti».

PULIZIA ETNICA, CATASTROFE UMANITARIA

Non è finita. «Nel tentativo di provocare una catastrofe umanitaria nella regione, Kiev sta effettuando attacchi terroristici contro le strutture di supporto vitale nel Donbass. In particolare, sta prendendo di mira l’approvvigionamento idrico e le infrastrutture energetiche». A causa di queste azioni, la fornitura di acqua dalla fonte principale – il canale Severskij Donetsk-Donbass – è stata completamente interrotta. «Di conseguenza, l’approvvigionamento idrico centralizzato è stato interrotto nella maggior parte delle città della Dnr».

Sempre in Ucraina, infine, si sono registrati anche «casi di tortura ed esecuzioni di massa di prigionieri». Nei territori controllati da Kiev, i civili «sono stati sottoposti a persecuzione politica e repressione per motivi ideologici da parte dei servizi di sicurezza». In sintesi: «Agendo con particolare cinismo, l’Ucraina non solo ha violato tutte le disposizioni e le norme esistenti del diritto internazionale umanitario, ma ha anche mostrato disprezzo per i principi fondamentali di umanità e misericordia».

Questi carnefici – per inciso – sono i soggetti a cui la civilissima Italia continua a fornire strumenti di morte. E Putin, intervenuto per salvare i bambini, viene ora accusato di averli “rapiti”. Il mondo alla rovescia: noi occidentali al servizio del male. Anche il male peggiore, che credevamo estinto: il nazismo. Chiosa Daria Morozova: «Hanno subito l’odio neonazista sia gli abitanti delle repubbliche popolari del Donbass che i cittadini che vivevano nei territori controllati da Kiev prima dell’inizio dell’“operazione militare speciale”».

GIORGIO CATTANEO



Source link

Lascia un commento