
L’Unione europea vorrebbe buttar fuori l’Ungheria, il suo Gianburrasca che intrattiene buoni rapporti con la Russia. Il capo della diplomazia Ue, Joseph Borrell, l’ha lasciato capire il 22 maggio 2023: il giorno in cui l’Ungheria stessa ha bloccato l’ennesimo pacchetto Ue di sanzioni contro la Russia relative alla guerra in Ucraina.
A proposito della defenestrazione dell’Ungheria, Borrell è stato chiaro ma contemporaneamente – tipico dei diplomatici – ha parlato a nuora affinché suocera intenda. Per la cronaca, i sentimenti di Borrell sono ampiamente ricambiati da Budapest, dove l’Ue è sempre meno vista di buon occhio.
LE PAROLE DI BORRELL
Dopo la fumata nera sulle sanzioni, Borrell ha diffuso un comunicato stampa nel quale la Serbia è la nuora alla quale egli rivolge affermazioni destinate all’Ungheria. Glissando su chi quel giorno aveva impedito l’adozione delle nuove misure contro la Russia, nel comunicato stampa Borrell tratta i colloqui per l’allargamento Ue nei Balcani. Fra i candidati all’ingresso nell’Ue c’è appunto la Serbia, che finora è riuscita a dialogare sia con l’Ue sia con la Russia.
Ed ecco le parole di Borrell in traduzione. A proposito di allargamento dell’Ue, afferma: “Abbiamo indicato a quanti non si sono ancora completamente allineati [con le politiche Ue nei confronti della Russia] o che non si sono allineati per nulla – voglio citare espressamente la Serbia – che il mantenimento di stretti legami con la Russia è incompatibile con il percorso di ingresso nell’Ue”.
Borrell si è rivolto proprio solo alla Serbia? Certo che no.
L’UNGHERIA “INDISCIPLINATA”
L’Ungheria non si limita a a puntare i piedi ad ogni nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Acquista tuttora petrolio russo: ha ottenuto un’eccezione alla regola Ue che lo vieta. La cosa fa infuriare talmente tanto Zelensky che egli ha perfino pensato di far saltare l’oleodotto… L’Ungheria continua inoltre a stipulare nuovi contratti con la Russia per acquistare energia: l’ultimo, un mese fa.
E c’è altro. Smentendo la retorica occidentale, il presidente ungherese Orban dice chiaro e tondo che l’Ucraina non riuscirà a vincere la guerra. Afferma inoltre di appoggiare tutti i piani di pace per la risoluzione del conflitto. Tutti: cioè anche quelli che prevedono concessioni territoriali alla Russia e dei quali l’Occidente in generale e l’Ue in particolare non vogliono neanche sentire parlare.
Alla luce di fatti del genere, è veramente difficile pensare che non fossero dirette all’Ungheria (o anche all’Ungheria) le parole di Borrell apparentemente rivolte alla Serbia e relative all’incompatibilità fra legami con la Russia ed appartenenza all’Ue.
L’Ungheria ha affidato la sua reazione ai fatti. Martedì 23 maggio (cioè nel giorno successivo alla sfuriata di Borrell) ha bloccato anche l’ennesimo pacchetto di aiuti militari Ue all’Ucraina.
L’UNGHERIA E LA UE
L’Unione europea dunque considera di fatto l’Ungheria come un corpo estraneo. Ma c’è un particolare: non può cacciarla. I trattati non prevedono nulla del genere. Contemplano solo la possibilità che uno Stato membro decida di lasciare il blocco, come ha già fatto la Gran Bretagna. Verosimile che, per arrivare alla defenestrazione, l’Ue inasprisca il taglio dei fondi e la lite per il cosiddetto Stato di diritto, cioè per il fatto che, contrariamente ai diktat di Bruxelles, l’Ungheria continua ad anteporre il diritto nazionale al diritto europeo.
La prospettiva è quella di una Ue che fa fuori l’Ungheria dei pacifici rapporti commerciali con la Russia e che ingloba gli Stati caratterizzati da conflitti ben vivi con la Russia: cioè Ucraina, Moldova, Georgia. Infatti ormai si è appiattita sulla Nato seppellendo la pluridecennale retorica sui decenni di pace assicurati al continente grazie alla sua esistenza.
Praticamente, l’Ue si avvia a diventare una gabbia le cui sbarre sono costituite, oltre che dalla dolorosamente nota austerity, anche dall’ultra atlantismo economico e bellico. Beata l’Ungheria, il cui governo non sta in gabbia e che, casomai non volesse andarsene da sola, si vedrà presumibilmente accompagnata alla porta.
GIULIA BURGAZZI