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Il solito disastro, innescato da bombe d’acqua: piccoli fiumi che improvvisamente “esplodono”, travolgendo tutto. Morti e feriti, miliardi di danni. E scene altamente drammatiche, anche stavolta: carabinieri pronti a tuffarsi a mani nude per recuperare, a nuoto, intere famiglie intrappolate nelle case. Vigili del fuoco in prima linea, lungo vie e piazze trasformate in insidiose lagune. E gli uomini della Guardia Costiera, impegnati in spericolate operazioni di soccorso: anziani stremati e spaventati, ripescati dai tetti – sotto il diluvio – grazie agli acrobatici salvatori in elicottero.

Non manca nessun dettaglio, al classico copione del ricorrente evento catastrofico. Da una parte l’inevitabile pathos dell’emergenza, con il suo corollario: la retorica della solidarietà. E dall’altra le accuse contro gli amministratori di turno, sospettati di negligenza idrogeologica. Poi arriva sempre qualcuno a spiegare che ormai il clima è impazzito, ci stiamo tropicalizzando. Il che sembra probabile: gli scossoni meteorologici sono diventati una regola. Certo, con i debiti imprevisti: secondo i “gretologi” avremmo già dovuto soffocare sotto il solleone, invece le temperature stagionali restano rigidissime.

L’AEREO SOSPETTO

La vera novità degli ultimi anni riguarda un’ulteriore, possibile anomalia: la strana presenza, in cielo, di velivoli osservati mentre compiono strane manovre, poco prima dello scatenarsi del disastro. Anche oggi, il sistema FlightRadar ha regolarmente monitorato il volo di un piccolo aereo, osservato mentre girava in tondo per ore – sopra la Romagna e le Marche – alla vigilia della spaventosa alluvione. Qualcosa del genere era accaduto tempo fa, in occasione dell’esondazione che ha spazzato il centro di Senigallia.

Achtung, komplottisten! I cacciatori di bufale si sono immediatamente affrettati a precisare che l’aereo avvistato sull’Emilia era lì per filmare dall’alto il Giro d’Italia. Nessuna prova, del resto, che stesse davvero conducendo operazioni di “cloud seeding”, ovvero di “inseminazione delle nuvole”. Di che si tratta, esattamente? Non certo di fantascienza: lo spiega, candidamente, un’azienda tedesca che offre i suoi servizi per produrre, a scelta, il bello o il cattivo tempo.

PIOGGIA A COMANDO

Si chiama proprio Cloud Seeding Technologies. La sua missione: «Mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e delle situazioni meteorologiche avverse». Testualmente, dal loro sito: «Scopri come possiamo aiutarti a soddisfare le tue esigenze individuali di modifica del clima». Segue l’elenco dei “servizi” proposti: scongiurare la grandine, modificare la quantità di pioggia, aumentare o ridurre la neve, disperdere la nebbia.

Attenzione: «La missione di Cst è quella di essere uno sportello unico per soddisfare tutte le vostre esigenze di modifica del tempo. Il nostro approccio basato sulla scienza ci ha permesso di sviluppare le migliori tecnologie, sistemi e servizi di “cloud seeding” che consentono ai nostri clienti di progettare e implementare le operazioni di modifica del clima più efficaci possibili».

CLIMA FAI DA TE

Vuoi il sole? Eccotelo. Preferisci che piova? Nessun problema: la flotta area meteo-climatica è pronta al decollo, basta pagare. Obiettivo raggiunto «anche grazie alla collaborazione con le principali strutture di ricerca in tutto il mondo». Il risultato, aggiunge l’azienda, non è solo «la gamma di agenti di “cloud seeding” tecnologicamente più avanzata, efficace e affidabile sul mercato», ma anche «una suite complementare di prodotti e le conoscenze per utilizzarli al meglio».

Di nuovo: non c’è uno straccio di prova che possa mettere in diretta correlazione i voli segnalati da FlightRadar con gli eventi catastrofici che, poco dopo, si abbattono sulle zone sorvolate. Semplicemente, si accendono curiosità che poi diventano sospetti. Forse per un motivo essenziale: nessuno spiega quasi niente, a livello ufficiale, della complessa materia chiamata geoingegneria atmosferica. Resta tuttora una specie di tabù: come quello che sembrerebbe proteggere la non-spiegazione della presenza nei cieli, da qualche anno, delle persistenti scie bianche rilasciate dai voli di linea.

OWNING THE WHEATHER

Il primo ad affrontare il tema, anni fa, fu il generale Fabio Mini: parlando del dossier “Owning the Wheather”, rivelò lo sviluppo di piani – ormai molto avanzati – per “possedere il clima”, appunto, a scopo militare. Ovvio il vantaggio prospettato: la possibilità di produrre, a comando, siccità o inondazioni. Un’arma particolarmente efficace, per mettere ko un paese belligerante e la sua economia. Esistono precedenti accertati? Certo: il Vietnam.

Lo si può leggere direttamente su Wikipedia, alla voce “Operazione Popeye”. «Un programma altamente riservato di modificazione del clima nel sud-est asiatico, durato dal 1967 al 1972». Alla lettera: l’operazione di “inseminazione delle nuvole” fu condotta dagli Usa «nel tentativo di prolungare la stagione dei monsoni, in particolare sulle aree del sentiero di Ho Chi Minh», in modo da impantanare i Vietcong.

VIETNAM: OPERAZIONE POPEYE

«L’operazione ha seminato le nuvole con ioduro d’argento e ioduro di piombo, con una conseguente estensione del periodo dei monsoni da una media di 30 a 45 giorni nelle aree interessate». Scrive ancora Wikipedia: «La pioggia continua ha talmente rallentato il traffico di camion da ritenere l’operazione un relativo successo». Naturalmente, un successo clandestino e segreto: come per molte operazioni belliche, del resto.

L’ex segretario statunitense alla difesa, Robert McNamara, era consapevole delle obiezioni che la comunità scientifica avrebbe potuto sollevare, ma accampò il consueto alibi del supremo interesse: la sicurezza nazionale. Chiosa Wikipedia: il piano venne «presumibilmente sponsorizzato» dalla Cia su ordine di Kissinger, allora segretario di Stato, senza neppure l’autorizzazione formale del ministero della difesa.

L’ALLUVIONE DELL’ARNO

Di “cloud seeding” si tornò a parlare – in tempo di pace – in occasione del devastante ciclone abbattutosi sulla Carnia, nel 2018. Diluvio universale e furiose tempeste di vento, intere foreste rase al suolo. Nel salotto televisivo di Vespa, a un dirigente del Cnr – Antonio Raschi – scappò detto che la storica alluvione dell’Arno (Firenze, 1966) potrebbe esser stata innescata dall’erronea “inseminazione di nubi” condotta nel Grossetano. Correnti impreviste avrebbero quindi spostato i nubifragi più a nord, nel Valdarno.

L’unica certezza? L’assenza di spiegazioni esaurienti, come sempre. Mentre gli italiani si stringono idealmente attorno alle povere vittime dell’ultimo disastro, una parte di cittadini non può fare a meno di porsi domande scomode. Sicuri che siano sempre e solo naturali, le cause di certi cataclismi? Interrogativi legittimi: specie se rivolti a una casta politica che, di fronte all’emergenza Covid, ha risposto con il non-protocollo “Tachipirina e vigile attesa”, perfetto per generare l’ecatombe.

La verità è tristemente sotto gli occhi di tutti. E non è questione di eventuali aerei-fantasma. Viviamo una condizione di sudditanza permanente, di arbitrio, di sequestro preventivo di ogni possibile discussione. La scienza? Questa sconosciuta: vittima degli opposti negazionismi. Nei mesi scorsi si è arrivati persino a non ammettere l’esistenza della perdurante siccità, acutissima in Piemonte, pur di non darla vinta ai “gretini” (secondo cui saremmo noi, gli unici responsabili dei cambiamenti climatici). Nel dubbio, chissà, potrebbe essere utile una telefonata ai tedeschi della Cloud Seeding Technologies. Loro non hanno remore: si presentano come impareggiabili maghi della pioggia.

GIORGIO CATTANEO



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